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Intervista a Rosellina Prete, autrice della silloge “Umanità ti scrivo” ( Falco Editore; p. 143; 2009; € 10,00) di Anna Tomba

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1)Rosellina, quando hai iniziato a comporre poesie?

 

Il mio approccio a comporre “qualcosa” è avvenuto durante l’adolescenza, sotto forma di colloquio silenzioso e nascosto. Una sorta di sfogo, di catarsi, o di auto-gratificazione. Essendo molto timida, sensibile  e complessata,  scrivere mi aiutava ad esprimere i miei stati d’animo e ad aprirmi.

Era, anche, una consuetudine tra amiche mantenere i contatti attraverso lettere, ed io lo facevo volentieri. Sto parlando degli anni 60’. Il postino aveva un gran da fare e lo aspettavo con gioia, perché ricevere una lettera era molto importante.

Il cellulare e gli sms li ho conosciuti da pochi anni.

Mi rendo conto che non ho risposto alla domanda, forse perché non so esattamente quando ho iniziato a comporre poesie, perché i miei scritti erano  fogli sparsi, lettere, quaderni, riposti in un contenitore, in un cassetto e conservati per anni e anni. Gelosa e timorosa di mostrarli, anche per una forma di pudicizia. Non ho smesso mai di scrivere, perché è la forma di comunicazione più congeniale, una sorta di compagnia e di salvezza. Una medicina indispensabile per la mia vita.

 

2) Quali sono gli autori che ti hanno maggiormente influenzato nel tuo percorso di lettrice prima e di poetessa dopo?

 

La lettura di  libri, da quelli fiabeschi, avventurosi, quelli sentimentali, mitologici a quelli filosofici, sociologici e psicologici, lasciano sempre una traccia, perciò è difficile dire esattamente quelli che poi influenzano e sono determinanti. Ritengo che la curiosità, la meraviglia, la ricerca, la conoscenza e la sensibilità sono i motori che spingono la persona, fin dall’età scolare, a leggere. Detto questo, posso menzionare  alcuni autori come: Fedro, C. Dickens, R.L.Stevenson, Platone, Aristotele, Euripide, Omero, A.Dante, M.Polo, U.Foscolo, A.Manzoni, G.Leopardi, G.Pascoli, G.Verga, L.Pirandello, L.Tolstoj, F.M.Dostoeuskij, M. Proust, B.L.PasternaK, A.Dumas, J.J.Rousseau, V.Hugo, M.Proust, S.De Bouvoir,  J.W.Goethe, M.De Cervantes, W. Shakespeare, J.Austen, P.Coelho, M.Mitchell, J.Hillman, M.Cleyn K.Bales, C.Collodi, I.Calvino, Trilussa, O.Fallaci, E.Morante,  P.Pasolini, C.Alvaro, L.Caldella, S.Tamara. In merito alla possibile influenza poetica, voglio ricordare Saffo, Nosside, M.Ficino, J.Prèver, P.Neruda, S.Quasimodo, A. Merini.  Ma chi  Ha maggiormente influenzato il mio percorso di “poetessa” è stato Gianni Mazzei.

 

3)Cosa cerchi come donna e come persona in una poesia e, soprattutto, cosa cerchi di esprimere quando scrivi una poesia?

 

Premesso che non posso scindere la persona dalla donna, anche perché, per diversi anni, desideravo essere “maschio”. In una poesia cerco il fascino delle parole che rapiscono e catturano l’animo. Cerco la musica e l’armonia dell’essere, oltre il senso comune e il possibile orizzonte.

Nel comporre una poesia cerco di esprimere, attraverso il mio sentire, l’essenza dell’uomo e il senso della vita, non solo la realtà e le dimensioni perseguibili, ma il mistero e la complessità dell’uomo e dell’universo.

Mi spingo oltre me stessa e il mondo per vedere lontano, rimpicciolendo o dilatando le cose secondo il pensiero, l’atmosfera del momento, modificando o sublimando la realtà presente.

Sensibile ai problemi sociali e alla realtà umana, cerco di esprimere il mio senso civico, la sofferenza di vivere in una società folle e decadente, dove tutto  è calpestato. E l’uomo, spesso, è costretto a subire ipocrisie, falsità, soprusi, ingiustizie e soprattutto ad elemosinare il lavoro.

Siamo immersi in un mondo materialista, capovolto, dove la confusione, l’incertezza, la sfiducia, penetrano ovunque e, facilmente,  albergano nei giovani.  Il coraggio di vivere sani valori è continuamente avvilito da comportamenti indegni, irrispettosi, lobbistici o servili, divenuti quasi legittima consuetudine e stile di vita.

L’uomo ha la possibilità di cercare il bene o il male, scegliere l’egoismo o la solidarietà. Può cercare la luce, se vuole, e vivere in sintonia con i propri simili e la natura.

 

4)So che ti occupi anche di pittura. Che differenze ci sono, se ci sono, rispetto alla poesia?

 

Un altro aspetto espressivo che amo tanto è la pittura, iniziata ai tempi della scuola e continuata fino ad oggi, con interruzioni più o meno lunghe. La pittura è un impatto visivo-cromatico che colpisce subito, è fruita nell’immediatezza, attraendo o respingendo l’opera, in maniera personale o medianica. La poesia, come la pittura, disegna figure evocate e colte dal lettore, in una sintesi che esprime potenza espressiva. Può catturare l’animo e rimanere dentro.

Insieme esprimono passione, dote, studio, impegno, creatività. Per scrivere basta un foglio di carta e una penna e dovunque, in ogni momento della giornata è possibile esprimere e fermare un’emozione, un pensiero, un ricordo, un impeto.

       Per dipingere, invece, occorre uno spazio specifico attrezzato: cavalletto, tela o supporti vari e tanti colori secondo la tecnica che si vuole usare.

Occorre molto tempo e non sempre è conciliabile con altri obblighi, impellenti, familiari. Per non parlare del coinvolgimento totale, anche del corpo, sottoposto a fatica e a posture sbagliate. Rimango incollata, in quel determinato posto, a dipingere per ore ed ore, per giorni e giorni, stremata, tanto che il viso risulta devastato come nella malattia. Non riesco a distaccarmi dall’idea ossessiva di portare a termine l’opera iniziata, perché mi perseguita anche durante la notte. E’ difficile spiegare e far comprendere il perché continuare questo tormento. Immaginate l’uccello di rovo, quando nell’ultimo canto, raggiunge la massima levatura, soffrendo  atrocemente.

L’artista va oltre, non solo patisce, in maniera masochista, non solo s’infligge una sorta di prigione, ma non è mai soddisfatto, perché ricerca sempre la perfezione.

 

5)La tua ultima raccolta di poesie s’intitola “Umanità ti scrivo”. Puoi spiegarci come mai hai scelto questo titolo e, in particolare, che significa per te la parola Umanità?

 

Immaginando di scrivere una lettera all’umanità, come ad una cara persona, in una delicata e difficile circostanza, forse inconsapevole della malattia e delle possibili conseguenze e ripercussioni, ho voluto dialogare e discorrere della variopinta e complessa realtà umana. In particolare, ho voluto esprimere i miei sentimenti e risentimenti, la mia partecipazione e vicinanza all’umanità abbandonata, umiliata, vilipesa, lacerata, depredata di tutto.

A quest’umanità  ho dedicato la prima sezione: “Silenzi urlati”, proprio perché è un’umanità invisibile, ho urlato gli infiniti e insopportabili silenzi. Un grido d’amore per quest’umanità, perché, Umanità significa amore per il prossimo, e soprattutto rispetto, disponibilità e attenzione verso i derelitti.

      E’, anche, un’invocazione d’aiuto, in soccorso all’umanità morente. Sono convinta che, se noi tutti vogliamo, possiamo essere il sole del profondo e luce dell’umanità nelle notti buie della vita. Con la nostra fiamma possiamo sciogliere i cuori blindati, le catene dei pregiudizi, dilatare la mente, liberare le dipendenze, difendere la dignità e l’identità dell’uomo.

 

6)Che significato ha per te la poesia e, soprattutto, ha senso ancora oggi parlare di poesia?

 

La poesia per me è il canto dell’anima, sogno eterno, fantasie, volo, respiro, sospiro, carezza, eco del passato, dialogo, messaggio, urlo di verità.

La poesia è danza dell’essere, coinvolgimento, contatto con la sensibilità e il profondo, unione con la natura e l’universo. Basta cercare le parole, volerle intensamente; poi, ti prendono per mano, saltellano nella mente, fanno un tonfo nel cuore, zampillano nelle case, nelle strade, nel paesaggio, ovunque c’è vita. Non ti lasciano mai nello stesso posto, ma colpiscono nel punto giusto.

La poesia è parte di me e dell’Umanità, dell’anima accarezzata o graffiata.

       La poesia è eterna, perché esprime emozioni e sentimenti dell’uomo, perciò, ancora oggi ha senso parlare di poesia. Vivrà finché  l’uomo vivrà.

 

7)La poesia appare molto spesso trascurata dal mondo editoriale, il quale predilige la forma del romanzo. Che la poesia vende molto meno rispetto alla narrativa è un dato di fatto. Quali sono secondo te le ragioni per cui la gente legge e compra poca poesia?

 

Sì, è un dato di fatto che la poesia è la cenerentola del mondo editoriale e non solo. Non ha mercato, non rende ed è come la merce non venduta, perciò è ripudiata e cestinata. Viviamo in una società materialista, dove la spiritualità è una chimera

o addirittura una cosa emarginale.

       La poesia, rispetto alla narrativa, non è gradita e apprezzata da tutti, appare superflua ed effimera, oppure distante e incomprensibile. La gente, forse, non ha tempo per riflettere, per approfondire ed analizzare, perché assorbita dal quotidiano, dalla vita stressante, costruita  di vuoti, di cose usa e getta.

 

8)C’è un dato stridente però. Gli editori e i librai storcono il naso di fronte a una raccolta di poesie, specialmente di un autore sconosciuto, poiché come abbiamo detto la poesia “annaspa” nel mercato delle vendite.  Ma come mai sono migliaia in Italia le persone che scrivono poesie? E soprattutto, chi sono i poeti e che cosa può definirsi veramente poesia?

 

Sembra una contraddizione, una dicotomia, tra coloro che scrivono poesie, e sono tanti, e coloro che non leggono le poesie.

La poesia vive nell’animo e scaturisce quando freme e ha bisogno di visibilità, quando esonda con impeto, perché la pressione esercitata sfora la superficie ed emerge con tanto vigore. Si affaccia delicatamente, come una preghiera, una contemplazione, un dialogo muto con sé e il mondo.

Si può sostenere, perciò, che i poeti sono coloro che posseggono la poesia, la filtrano, la segmentano, la fluidificano, la visionano e la rivisitano più volte, per armonizzare pensiero, musica e potenza espressiva, in una sinapsi d’empatia, tra sé, i propri simili, la natura e l’universo.

     Può definirsi poesia, un’immediatezza di versi coinvolgenti, che catturano l’animo del lettore, per rimanere nel profondo. E’ una forma di comunicazione particolare, estremamente breve e complessa che richiede sintesi dei concetti, efficacia e forza delle parole. Le parole sono scelte, elaborate e raggruppate con ritmo e melodia, rapportate alle immagini evocate, al significato configurato, al tema rappresentato e al messaggio inviato. E’ necessario disegnare in pochi versi un momento di vita, uno stato d’animo, l’essenza di una situazione, la spiritualità di una figura. Una sorta di tamtam, tra l’intimità del poeta e l’universalità dei sentimenti condivisi ed eterni.

 

9)Più in generale, cosa si potrebbe fare e quali potrebbero essere secondo te le iniziative per avvicinare la gente alla lettura e quindi all’acquisto di libri in un paese dove oltre il 50% della popolazione non legge nemmeno un libro all’anno?

 

Non è facile dare delle formule. E’ possibile favorire la lettura, fin dalla scuola elementare, attraverso la recitazione di favole già note o inventate dal gruppo. Alimentare l’innata curiosità dei bambini, attraverso l’osservazione della natura e dei suoi fenomeni, dando efficace risposta alle domanderivolte. Fare in modo che i perché della conoscenza non si esauriscano mai, ad iniziare da tutte le cose che i bambini percepiscono e vivono.   

       Per gli adulti, le iniziative sono più difficili. Ad eccezione di qualche bestseller di successo, che attira la curiosità della gente, oppure attraverso la visione di un film tratto da un libro, per il resto non è facile.

Forse, promuovendo la festa del libro, come si fa per le sagre, imbandendo stender di libri associati a inserzioni, CD, produzioni di privati o associazioni varie, coinvolgendo giovani e anziani, potrebbe stuzzicare l’appetito e attirare le persone.

 

10)  Rosellina, spesso al centro del tuo universo poetico troviamo due temi  come  la Famiglia e l’Amore. Che significato particolare rivestono per te?

 

L’amore è il sentimento più forte e sublime dell’uomo; è l’eterno credo e motore  della vita. La vita stessa è amore. Voglio riportare alcuni miei versi:

Eterna,altalenante/emozione intensa degli estremi/Tatuaggi indelebili del profondo/Forza misteriosa che scivola raggiante/strega dei sensi/lucidi deliri/fucina dell’anima/luce del giorno/pensiero della vita.

        In merito alla famiglia che è la culla dell’amore, il primo e fondamentale nucleo vitale dell’uomo, senza la quale è impensabile la società, la quale finisce per condizionare i suoi componenti, in relazione al fatto che assurga a modello di riferimento o ad una trappola dalla quale fuggire. Cito alcuni versi inerenti a quest’ultimo aspetto:

Quando la famiglia vacilla, tutto si sfalda e nelle crepe finiscono i suoi figli. La bussola rimane sotto le macerie ed ogni riferimento scompare

Grazie ai genitori cresciamo ricevendo e dando amore. Viviamo attraverso l’esempio, l’educazione e i valori che sono il cibo dello spirito. La vita si rinnova, a sua volta, con i figli, che come dicono i napoletani ed io lo dico in calabrese “su pezzi e core”. Poi aggiungo Guardo con incanto la mia creatura, come un miracolo nella mia vita. Sogno, luce e speranza, infinite emozioni, fonte perenne di chiara sorgente…

 

11)  In alcune liriche, quelle dai toni più accesi e di più marcato impegno sociale, si nota molta attenzione alle problematiche legate al mondo giovanile. Cosa dovrebbero fare i giovani secondo te per migliorare quello che non va intorno a loro?

    

I giovani, purtroppo, vivono in un periodo particolarmente triste. Il panorama         sociale è deludente e frustante. L’orizzonte è offuscato. Non basta più essere istruiti, avere una meritata e sudata laurea. I giovani sono alla mercé del “si arrangi chi può” e molti, per sopravvivere, accettano qualsiasi lavoro, nella speranza che sia temporaneo, oppure sono costretti ad emigrare. Siamo realisti, i giovani, per poter aspirare ad una attività  congrua devono essere figli di… o servi di…Spesso i giovani, nonostante la precarietà, le amarezze, lo smarrimento e la crisi dei valori, esercitano le virtù dimenticate e dissacrate “dai miseri grandi”. A loro dobbiamo gratitudine, perché sono il domani del mondo.

Rispondo a questa domanda con alcune  poesie:  Mamma, perché piangi? Sei nudo figlio mio, e non posso vestirti. Chi mangia il presente divora anche il domani…Addestrati, giorno dopo giorno per mostrare i denti all’oppressore; per cacciare i farisei dal tempio della civiltà…

Vogliamo lavoro gridano i giovani in piazza. Figli dimenticati, bastonati in terra propria, svegliati da sussulti d’orgoglio, dalla forza di lottare, di gridare ancora: vogliamo dignità…

L’ingiustizia dilaga, il lavoro si elemosina, il caporalato fa nuovi schiavi. Giovani braccati, additati ad untori, bruciati prima di appassire…

      I giovani possono solo partecipare ad attività associative per far sentire la loro voce, il loro dissenso sui comportamenti e azioni dei grandi, ritenuti ignobili, pregiudizievoli nei loro confronti, esigendo il rispetto ed esercitando azioni tese  alla legittima difesa del diritto di vivere dignitosamente. Possono aborrire il servilismo, l’arroganza, ogni forma di prevaricazione, spesso intrinseca in chi esercita il potere. Possono presentare agli organi competenti, istituzionali, progetti  occupazionali perseguibili.  E poi, lottare, lottare, senza mai demordere.

 

12) In tutto questo che ruolo hanno e che contributo possono dare i genitori dei ragazzi?

 

I genitori possono solo sostenerli, non solo economicamente (perché ai figli,  in questa società precaria e decadente, è precluso l’inserimento lavorativo), ma sotto l’aspetto psicologico, dando fiducia e coraggio per andare avanti. Mi rendo conto che è difficile vederli sfiorire, assistere alle loro angosce e preoccupazioni per il futuro. Senza il lavoro non si va da nessuna parte, neanche si sopravvive.

       I genitori possono solo consigliare di guardarsi intorno, di partecipare e sostenere sane scelte politiche. Tassello, dopo tassello si può costruire un nuovo modo di concepire la società, iniziando da piccole cose, dai comportamenti personali e non solo. La strada da percorrere è ripida, dissestata, faticosa e richiede impegno, determinazione,  perseveranza e qualche altra cosa.

 

13)Fernanda Pivano diceva che una poesia può avere una forza tale da poter cambiare il mondo o, quanto meno, renderlo migliore. Sei d’accordo?

 

Solo la poesia non basta; ma, mille e mille voci, mille e mille battaglie, Sì.

In passato abbiamo avuto molti esempi di ideologie sostenute da intellettuali che attraverso i libri hanno messo radici nella mente e nello spirito dell’uomo, dando la forza di lottare per cambiare e migliorare il mondo.

 

14)  Nelle tue liriche, anche nelle situazioni più buie o che sembrano prive di uscita, vi è sempre il posto, magari uno spiraglio appena, un sussurro, per la speranza. Che significato e che importanza ha secondo te per l’uomo di oggi la Speranza?

 

La speranza sublima il dolore e socchiude la porta alla sfiducia, alla frustrazione, alla depressione e alla disperazione. Oggi, più che mai l’uomo ha bisogno di speranza per non soccombere, per non morire.

     Una pratica folle e spettrale di concepire la vita che produce orrori, scandali, corruzione, depredando tutto, come Attila, non può che far urlare tutti con forza: basta, basta, basta…

 

15) Un’ultima domanda. C’è ancora speranza per questo mondo?

 

C’è sempre speranza, anche in questo mondo sbagliato.

Penso al Presidente americano, Barak Obama, alla sua passionale determinazione a favore della riforma sanitaria. Senza di Lui, probabilmente, questa vittoriosa conquista  civile, sarebbe un sogno da rincorrere, ancora.