In ricordo di Rosalba Bilotta

di Giovanni Naccarato

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Il 30 settembre scorso, la Comunità di Dipignano ha pianto una prematura scomparsa: quella della Sig.na Rosalba Bilotta, per anni insegnante alla Scuola di Infanzia “San Giuseppe” delle Suore del beato Don Luigi Guanella.

Nessuno potrà scordare la sua presenza discreta, il suo fare amorevole nei confronti dei bambini che, per diversi anni, sono stati accompagnati ed introdotti al difficile percorso della vita scolastica e non solo.

Il mondo muore ad ogni morte di uomo, ma rinasce e si rigenera in continuazione, fosse anche solo per il ricordo delle persone amate e nel solco della eredità trasmessa.

La Maestra Rosalba ha incarnato pienamente la sua professione, cucendosela addosso, sposandola, facendone missione di vita. All’apparenza severa, nella quotidianità investita di una bontà ed umanità fuori dal comune, che la rendevano sempre piacevole e attivamente richiesta dai piccoli allievi, ben contenti di ritrovarsela anche fuori delle mura istituzionali. Per tutti un sorriso, una parola amica, magari anche un rimprovero bonario, intriso però sempre di rispetto.

Da lontano, discreta, nel corso degli anni ha perennemente seguito i “suoi” bambini nel percorso di vita ed accademico, fiera in cuor suo di aver contribuito a formare nuove coscienze, nuovi virgulti, da affidare alla vita e lanciare nel mondo.

Le strade e le piazze di Dipignano, come per altri figli prematuramente scomparsi, faranno memoria anche dei suoi passi, accompagnati quasi sempre a quelli della amata sorella, andando con il ricordo ai tempi belli.  Nulla sarà più come era un tempo, ma legge di natura vuole che così si snodi la vicenda umana di ciascuno: resta, per noi, forse, il rimpianto per le cose non fatte, delle parole non dette, dei gesti non rivelati, ma anche la gioia di aver percorso un tratto di strada assieme, averne condiviso gli scopi e gli interessi.

Certamente la sua fede l’ha aiutata, specialmente nei momenti ultimi e tristi del suo percorso terreno, quelli duri e difficili della malattia, affrontati sempre con coraggio e spesso col sorriso, certa di poterne uscire vincitrice. Non si è lasciata mai sopraffare dalla difficoltà del male, dal dolore fisico spesso prostrante, ma ha voluto con caparbietà continuare la sua missione ben sapendo che quella forza e quella vitalità propria dei bambini avrebbero potuto fiaccarla ancora di più, ma al tempo stesso ricavarne da esse linfa vitale per reagire allo sconforto. Ma il male fisico, ancora una volta, si è dimostrato implacabile e non ha voluto sottrarre la Maestra a questo destino.

Ai “suoi” bambini dell’asilo è stato detto che lei non c’era più, ma che in compenso, nel cielo sopra di loro avrebbe brillato una stella luminosa, tra le più belle, che li avrebbe accompagnati lungo il loro cammino e che avrebbe illuminato i loro passi. I bambini, nella loro meravigliosa ingenuità e limpidezza, hanno creduto a ciò. Ma anche a noi adulti, un po’ meno ingenui e con una consapevolezza resa maggiore dall’esperienza, per una volta non farà certo male appropriarci di questa verità e rivolgere, ogni tanto, il nostro sguardo nel buio celeste, così da scorgere, fra le tante, quella lontana stella più luminosa delle altre; e se, per un istante, essa dovesse apparirci sfuocata, basterà asciugare la piccola lacrima dal nostro occhio e tutto tornerà più nitido.